La montagna nel passato era vissuta in modo molto diverso da come la viviamo oggi. I nostri nonni dipendevano completamente dal territorio, utilizzando le risorse che esso offriva come mezzo principale di mantenimento.
Il lavoro nei campi, l’approvvigionamento del legname, l’allevamento del bestiame e la fienagione erano il pane quotidiano delle famiglie, da cui derivava il benessere delle persone.
Tutte queste attività venivano eseguite in maniera precisa e metodica, con mezzi da lavoro semplici e rudimentali ma utilizzati con enorme cura, così da evitare qualsiasi spreco. In tempi difficili tutto era prezioso.
Grazie alle cartoline postali, alle fotografie e ai racconti delle persone possiamo riscoprire il passato, fatto di gesti concreti e semplici, da cui possiamo trarre insegnamento per il futuro che ci aspetta.
A Sappada, come in altri paesi di montagna, una delle attività più importanti era la fienagione. Una volta, il bosco era meno esteso di oggi e il taglio dell’erba veniva effettuato su tutti i terreni che potevano essere sfruttati, anche in zone impervie e sui pascoli di alta montagna.
La fienagione impegnava gran parte delle famiglie nei mesi estivi e, poiché veniva fatta manualmente senza l’aiuto di mezzi motorizzati, richiedeva braccia, forza e tempo.
Il fieno era l’alimento principale del bestiame durante i mesi invernali e lo stato di salute delle bestie determinava il benessere delle persone, per questo la fienagione veniva fatta con attenzione, seguendo un ordine ben preciso.
Sui prati a valle si effettuavano due tagli dell’erba. Il primo taglio avveniva a luglio sui campi concimati, il secondo taglio, a settembre. Il fieno (hai) veniva fatto seccare a terra o sui pali (ròckl), poi messo nei teli (plon) e trasportato nel fienile (dille).
Il fieno ricavato dal secondo taglio (gruimat), più sostanzioso, veniva mescolato a quello del primo (èrgathai), così da ottenere un nutrimento più bilanciato.
Nel mese di agosto si tagliava il fieno magro di alta montagna (prinnhei), profumatissimo, destinato alle bestie che non producevano latte.
La fienagione in alta montagna, che veniva fatta sui pascoli di Olbe, di Keser, Pescola e della Val Sesis, era una vera e propria trasferta delle famiglie in montagna, che per un paio di settimane stazionavano nelle baite (schupfn).
Queste zone di Sappada, che oggi sono prevalentemente boscose, nel passato erano estesi prati alpini che regalavano una fioritura meravigliosa.
Durante questo periodo si falciava, rastrellava e, quando il tempo era incerto, il fieno veniva fatto seccare in dei piccoli mucchi di fieno (huckar), per poi riporlo nelle baite una volta asciutto.
In mancanza di posto, veniva fatto un grande covone (drischte) poggiante su un piano rialzato in cui il fieno era disposto in fasci intrecciati attorno ad un palo centrale. In questo modo lo strato superficiale diventava impermeabile e l’interno rimaneva asciutto, così da resistere per lunghi periodi.
Era molto difficile portare a valle il fieno dalle zone di montagna, per questo, in autunno o in inverno, con le prime nevicate, veniva trasportato in paese con la slitta (schlite).
In questa foto degli anni ’30 possiamo vedere le baite (schupfn) di Pescola che servivano come riparo per il fieno. Le baite erano così numerose, che questa zona veniva chiamata Derfl (villaggio).
Il bestiame
Fino ad oltre metà del secolo scorso ogni famiglia possedeva dei capi di bestiame.
Nelle stalle non mancavano mucche, galline e maiali, fondamentali per il sostentamento della famiglia. C’erano anche buoi e cavalli, utilizzati per i lavori più pesanti, come trainare i carri, arare i campi e trasportare il legname.
Il bestiame veniva nutrito prevalentemente con il fieno, preparato con attenzione e ben dosato a seconda del tipo di animale.
Quando una mucca partoriva le veniva dato un pasto speciale fatto con acqua, farina e crusca, in modo da aiutarla a rimettersi in forza.
Camminando per le borgate di Sappada si possono notare diverse fontane. In passato erano ancora più numerose ed erano essenziali, considerato che fino agli anni ’50 la maggior parte delle abitazione non aveva l’impianto idrico.
L’acqua veniva trasportata più volte al giorno con dei secchi dalle fontane fino alle case. Per portare contemporaneamente due secchi, questi venivano agganciati all’estremità di un bilanciere (Buntsch) e poi caricati sulle spalle.
Le fontane erano essenziali anche per il bestiame che ogni mattina e sera, usciva dalla stalla per abbeverarsi.
È bello passeggiare lungo il paese, nelle borgate antiche e considerare come Sappada abbia mantenuto l’autenticità di un tempo.
Le vecchie abitazioni in legno sono ricche di cimeli e particolari che attendono un osservatore attento, per svelargli la loro storia e per far rivivere la montagna del passato.
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Bellissima la descrizione di questo periodo che io vagamente ricordo. Belle le foto che hai trovato, ho rivisto il nonno, il tuo papà e una ‘pescola’ che non rivedremo più cosi bella. Brava l’autrice.
Grazie per questo tuffo nel passato, io sono cresciuto a Dosoledo ma devo dire che hai saputo rendere molto bene l atmosfera che ho vissuto da bambino e la serenità che caratterizzava quel mondo povero e faticoso ma ben organizzato…
bello sono un appassionato di foto antiche, ho fatto tre libri sul mio comune ora ne sto facendo un’altro.
ho fatto un libro anche sulla mia famiglia da lasciare alla figlie e mio nipote.
Grazie. Anche noi crediamo molto nell’importanza del lasciare alle nuove generazioni le testimonianze e i racconti del passato, questo è anche un modo di ricordare le persone che non ci sono più.
Bellissima la descrizione di questo periodo che io vagamente ricordo. Belle le foto che hai trovato, ho rivisto il nonno, il tuo papà e una ‘pescola’ che non rivedremo più cosi bella. Brava l’autrice.
Grazie, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto.
Grazie. Queste vecchie foto mi riportano alla mia infanzia con il Neine Vettr Tiglio e None Margreatl…
Grazie, ci fa piacere far rivivere i ricordi di quel periodo a chi l’ha vissuto.
Grazie per questo tuffo nel passato, io sono cresciuto a Dosoledo ma devo dire che hai saputo rendere molto bene l atmosfera che ho vissuto da bambino e la serenità che caratterizzava quel mondo povero e faticoso ma ben organizzato…
Grazie, ci fa molto piacere che tu abbia apprezzato.
Ho rivisto il periodo in cui da bambino aiutavo ( per quello che potevo) i miei nonni a cima Sappada, ricordi indelebili. Grazie.
Grazie a te, è bello far rivivere i ricordi attraverso le immagini del passato.
bello sono un appassionato di foto antiche, ho fatto tre libri sul mio comune ora ne sto facendo un’altro.
ho fatto un libro anche sulla mia famiglia da lasciare alla figlie e mio nipote.
Grazie. Anche noi crediamo molto nell’importanza del lasciare alle nuove generazioni le testimonianze e i racconti del passato, questo è anche un modo di ricordare le persone che non ci sono più.